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Buch Nr. 1

 

Il 24 marzo 1997 Bruno e Stefania lasciavano con il Terra Marique il porto di Hindeloopen in Olanda, ancora parzialmente gelato, per intraprendere un viaggio che avevano in mente da tanti anni: Il giro dell'Atlantico a vela. Dopo una quindicina di giorni di Mare del Nord e Canale della Manica lasciavano Falmouth per entrare finalmente nell'Atlantico e dirigersi verso il sud e le Isole Canarie.
La traversata vera e propria da Gomera a Grenada, poco più di venti giorni, ha visto la realizzazione del loro sogno: navigare con gli alisei.
Il libro ci descrive il girovagare fra 16 isole dei Caraibi fino ad Antigua e poi il movimentato ritorno a Falmouth via Bermudas e le isole Azzorre.
Ai tanti momenti di idilliaco contatto con una natura tanto meravigliosa, quanto può esserlo la sconfinata distesa di acqua blu dell'Atlantico, si alternano le fasi più difficili di un'avventura vissuta in due: la stanchezza, le lunghe ore di guardia al controllo del Terra Marique ed infine il maltempo e l'incontro coi primi tre uragani dell'anno, Anne, Bill e Claudette.
L'incontro con le balene rappresenta per Bruno e Stefania un'altra esperienza nuova e desiderata da tanto tempo.
Il viaggio si conclude con il rientro dopo cinque mesi, il 16 agosto, ad Hindeloopen dove Bruno, Stefania ed il Terra Marique sono accolti dall'affetto e dall'ammirazione di un folto gruppo di amici venuti dalla Germania, dall'Italia e addirittura dal Kenya per festeggiare l'avvenimento. Questo libro è scritto esclusivamente per loro.

      asdf

Dal penultimo capitolo del libro:

Venerdi 11 Luglio
Settimo giorno
Posizione alle 11,32                            32 37,47N       49,55 W

Il vento rinforza fin dal mattino ed il motore resta a riposo. Nel pomeriggio rinforza ulteriormente e cominciamo a ridurre le vele.
Alle 16,30 Washington comunica che la Tropical Depression Nr. 2 si trova a 400 miglia ad Ovest delle Bermudas, che ha aumentato la sua forza diventando „Tropical Storm Bill" e che avanza lentamente verso Nord - Est.
Per il momento la nostra rotta è parallela alla sua e la distanza fra le due rotte non dovrebbe essere meno di 400 miglia. Dobbiamo assolutamente tenere sotto controllo questa distanza e, nel caso dovesse diminuire, dovremmo „scappare" verso Sud per allontanarci.
Alle 21 Miami comunica che la terza tropical wave è arrivata sui Caraibi, che è diventata la Tropical depression nr. 3 e che sta puntando sulle coste della Florida.
Dietro di noi, quindi, abbiamo due uragani in formazione ed uno è già abbastanza vicino.
Che allegria!

Sabato 12 Luglio
Ottavo giorno
Posizione alle 11,26                37,40N        46,58 W

Bill sta accelerando. In mattinata Washington comunica che Bill procede verso Nord - Est a 15 nodi, il doppio della nostra velocità, mantenendo nel ciclone la stessa forza. Nel pomeriggio annuncia che Bill ha aumentato ulteriormente la velocità di avanzamento a 25 nodi. È un buon segno perchè più alta è la velocità di avanzamento degli uragani e più piccolo è il loro campo di azione e, soprattutto, più breve la loro durata.
Noi abbiamo un vento quasi al traverso di 20 - 22 nodi, un forza 6 pieno quindi, e da ieri sera procediamo con due mani di terzaruoli alla randa ed alla mezzana e con un terzo di genoa. È l’ottavo giorno. Siamo quasi a metà „strada" e mancano ancora poco meno di 1000 miglia alle Azzorre.
Alle 22,30 Washington comunica che Bill ha virato ancora più a nord-est, quindi allontanandosi da noi, e che in poche ore comincerà a dissolversi in una comune zona di bassa pressione che andrà ad interessare il Nord Europa. Tiriamo un grande sospirone di sollievo e continuiamo a procedere col nostro forza 6 che è già duro abbastanza.

Per cena abbiamo un grande pesce volante che si è fatto trovare sul ponte. In realtà è poco più grande di una sardina e ci ceniamo in due ma se non fosse stato per lo stimolo di mangiare del „pesce fresco", probabilmente, con il mare e con lo stato d’animo in quelle condizioni non avremmo cenato affatto.
Nello stesso comunicato delle 22,30 Washington informava che intanto la Tropical Depression nr. 3 si è messa a girare più forte al largo della Florida ed è diventata già la Tropical Storm „Claudette". Questa si sposta molto lentamente verso est, cioè verso di noi, con una velocità di rotazione in rapido aumento che minaccia di raggiungere ben presto la forza dell’uragano.
Purtroppo Bill, che intanto doveva essersi sfogato ed in via di estinzione, non si è attenuto alle previsioni e a Washington si sono sbrigati a dare l‘allarme, ad emettere le correzioni e a dare notizie delle nuove evoluzioni. Mandiamo sia a Silvio che a Giovanni questo messaggio che riporta la situazione esatta:

BILL HA MOSTRATO I DENTI. NON SODDISFATTO DEL TITOLO DI TROPICAL STORM NR 2 CHE SI ERA CONQUISTATO RAGGIUNGENDO NEL SUO VORTICE UNA FORZA DI 50 NODI HA DATO GAS CONTRO OGNI PREVISIONE PORTANDO LA SUA FORZA A 80 NODI CONQUISTANDOSI COSI DI PIENO DIRITTO IL TITOLO DI „HURRICANE BILL". DOPODICHE HA CONTINUATO A CORRERE VERSO NORD EST MA SCIVOLANDO VERSO SINISTRA E PERDENDO FIATO.
NOI INTANTO ABBIAMO MESSO DIPLOMATICAMENTE LA CODA FRA LE GAMBE E, RIDOTTO IL GENOA AD UN FAZZOLETTO, SOSTITUITO IL FIOCCO CON LA TRINCHETTA, AMMAINATA LA MEZZANA E DATA L’ULTIMA MANO DI TERZARUOLI ALLA RANDA, SIAMO FILATI IN UNA ROTTA QUANTO PIU A SUD CI HA PERMESSO UN VENTO DI FORZA 6 CON ONDE DI 3 METRI.
MA TUTTO E BENE QUEL CHE FINISCE BENE: BILL E PASSATO, IL VENTO STA DIMINUENDO E NOI CI STIAMO GODENDO UNA BELLISSIMA DOMENICA IN BARCA.
INTANTO LA „TROPICAL WAVE" NR: 3 HA RAGGIUNTO LE COSTE DELLA FLORIDA, HA RALLENTATO PER RIPRENDERE FIATO ED E POI RIPARTITA LENTAMENTE VERSO NORD EST CON IL NUOVO AMBITO TITOLO DI „TROPICAL DEPRESSION NR 3", LA INCONFESSATA ASPIRAZIONE A DIVENTARE ENTRO POCHE ORE „TROPICAL STORM" E, CHISSA, RIUSCIRE A FAR CARRIERA FINO A DIVENTARE E CRESCERE A LIVELLI SUPERIORI COL NOME DI CLAUDETTE.
E PENSARE CHE NOI ABBIAMO FATTO ECONOMIA DI DIESEL PER PAURA DI NON TROVARE VENTI SUFFICIENTI !

Sia Silvio che Giovanni ci scrivono preoccupati e ci pregano di tenerli costantemente informati di tutto. Nel pomeriggio quindi mandiamo un altro messaggio a tutti e due.

CARISSIMI

NON ERA NOSTRA INTENZIONE SPAVENTARVI. CLAUDETTE PER ORA STA GIRANDO SU SE STESSA A 50 NODI MOLTO AD OVEST (32N 72W), BILL SI STA SCIOGLIENDO NEL NORD MA HA LASCIATO DIETRO DI SE UN MARASMA DI BASSE, FRONTI E TEMPESTE CHE PER ORA HANNO LA LORO MASSIMA INFLUENZA A NORD DEI 42 GRADI. NOI SIAMO RIMASTI PRUDENTEMENTE AL DI SOTTO DEI 38 E DOVREMMO RISENTIRE SOLTANTO DEI CODAZZI DI QUELLE SITUAZIONI. IERI IL FORZA 6 CI HA FATTO PERCORRERE 146 MIGLIA E DA MEZZANOTTE ABBIAMO UN BUON FORZA 7 CON RAFFICHE DI 35 NODI E ONDE DI 5 METRI E CON UN PEZZETTINO DI FIOCCO E LA RANDA TUTTA TERZARUOLATA RIUSCIAMO A MANTENERE UNA VELOCITA REALE DI 7 NODI.
IL TERRA MARIQUE NON SI SCOMPONE MINIMAMENTE E, CREDILO O NO, ANCHE IN QUESTE CONDIZIONI E UN NAVIGARE DA RE. MANCANO MENO DI 700 MIGLIA E PREVEDIAMO DI RAGGIUNGERE HORTA SABATO POMERIGGIO.

UN ABBRACCIO

Ma il nostro ottimismo non era destinato a durare a lungo. Il vento ha continuato ad aumentare e le onde sono salite fino a 6 metri. Washington avvertiva che il campo d’azione di Bill si estendeva a sud-est del suo occhio per oltre 400 miglia e le onde avrebbero presto superato i 20 piedi, cioè i 6 metri. Noi ci siamo preparati di conseguenza: abbiamo ridotto la velatura alla randa completamente terzaruolata e ad un terzo di trinchetta ed abbiamo regolato Bastiano (il timone a vento) su una rotta che tenesse le onde al giardinetto, cioè a circa 120-140 gradi rispetto alla chiglia. Per fortuna Bastiano è particolarmente efficiente e preciso soprattutto in queste circostanze. Abbiamo inoltre controllato che tutto a bordo fosse ben fissato e legato, dopodichè ci siamo messi al riparo sottocoperta incastrati fra la parete di sinistra ed il tavolone centrale che è molto robusto. Ci tenevamo ben attaccati per non sbattere le ossa ad ogni onda e controllavamo sugli strumenti l’andatura della barca regolando l’assetto di Bastiano con le cimette per il comando a distanza. Avevamo anche messo delle coperte e dei cuscini contro il basamento del tavolo per non massacrarci le ginocchia quando la barca rollava con prepotenza verso destra.
Bastiano se la cavava bene e dava qualche segno di difficoltà soltanto quando il TERRA MARIQUE, scendendo in surf dalle creste delle onde verso le valli, prendeva troppa velocità ed orzava rendendo insufficiente l’azione del timone. Per fortuna, però, poi gli bastavano sempre soltanto pochi secondi per riprendere il controllo e rimettere il TERRA MARIQUE in rotta con le onde al giardinetto.

Le onde avevano raggiunto i 6 metri. Il vento urlava da far impazzire e strappava alle creste delle onde tonnellate di acqua biancastra e spumosa per trasportarla con una furia che non avevamo mai visto prima. Guardar fuori faceva paura. C’era tanta acqua nell’aria che in certi momenti sembrava che fosse completamente buio. Quando la barca si trovava sulla cresta di un’onda il vento applicava la sua massima potenza sulla pochissima vela esposta e la scaraventava con furia nella valle sottostante. Con l’accelerazione che ne derivava la povera barca provava ad orzare un po’ e noi tenevamo sotto controllo il bravo Bastiano che buttava la sua pala tutta dalla parte opposta per compensare. Quando invece ci trovavamo nella valle l’effetto del vento era più moderato e noi ci sentivamo piccoli piccoli fra due montagne di schiuma bianca e nera che ci turbinava intorno.

Verso le 21 ci siamo sentiti sollevare più in alto del solito da un’onda anomala che proprio in quel momento ha cominciato a rovesciarsi. Il TERRA MARIQUE ha perso l’equilibrio ed ha barcollato come se le mancasse la presa sotto la chiglia. Si è messo di traverso ed ha cominciato a piegarsi sulla sinistra poi è precipitato nella valle sottostante scaraventato dalla spinta del vento e si è rovesciato sul fianco, con noi purtroppo dentro, ed ha piantato gli alberi in acqua. Abbiamo avuto la stessa sensazione che si prova sulle montagne russe: una grande accelerazione verso il basso, il fiato sospeso ed il cuore in gola.
L’impatto a valle è stato adeguato alle 22 tonnellate della barca. L’onda che aveva provocato tutto questo ha continuato a rovesciarsi ed a ruotare su se stessa sotto la chiglia spingendola di traverso per alcuni, per noi lunghi ed interminabili secondi, ed infine riuscendo a piantare ed a mantenere sempre di più in acqua gli alberi e la poca vela esposta.
Noi eravamo incastrati fra il tavolo e la parete di sinistra della cabina, quindi nella parte in cui la barca si è rovesciata, e ci siamo trovati con le gambe in su immersi da tre valanghe d’acqua che entravano contemporaneamente e con pressione da un finestrino laterale, da un tambuccio sul tetto della cabina e dall’osteriggio completamente aperto. Stefania, alla mia sinistra, mi teneva la mano mentre io con l’altra mano tenevo sempre strette le cimette del telecomando di Bastiano. Ci siamo tenuti spinti contro la parete e non abbiamo detto una sola parola. Ricordo di aver d’istinto respirato profondamente prima che l’acqua ci sommergesse del tutto e le nostre gambe andassero in su. Gli occhi sono rimasti aperti.
L’acqua ci ha aggrediti violentemente con tutta la forza del suo peso ma noi siamo rimasti fermamente incastrati nella nostra posizione. Quando finalmente l’onda ha cominciato a perdere la sua forza, il peso della zavorra nella chiglia, 6 tonnellate di piombo, ha prevalso sulla forza dell’acqua ed ha raddrizzato lentamente la barca. Gli alberi sono ritornati a puntare verso il cielo e le vele si sono ricaricate di vento. Per nostra fortuna Bastiano è uscito indenne dalla capriola. La sua pala ha ripreso immediatamente contatto col suo elemento, il vento, ed è riuscito a rimettere rapidamente il TERRA MARIQUE in rotta.
Noi, appena emersi, abbiamo fatto un inventario rapido dei danni e, con nostra grande sorpresa, ci siamo dovuti convincere che il tutto era rimasto miracolosamente intatto: alberi, vele, attrezzature. C’era soltanto qualche tonnellata d’acqua che aveva allagato il salone e l’angolo di pilotaggio e si stava infiltrando rapidamente attraverso l’arredamento interno nella cabina 2, in cucina ed infine nella sala macchine ed in sentina. Le pompe hanno cominciato subito a lavorare e noi, ancora con il cuore in gola abbiamo cominciato a mettere un po’ d’ordine. Abbiamo cercato di recuperare le cose più importanti che galleggiavano dappertutto poi abbiamo cominciato a togliere i cuscini del salone, le tende, i tappeti ed i materassi delle cabine, li abbiamo messi alla rinfusa nella cabina della doccia e nei due bagni ed abbiamo chiuso a chiave le porte. È stato un lavoro lungo e faticoso e siamo stati sballottati contro tutte le pareti e contro tutte le superfici dure che ci sono a bordo. Ne abbiamo avuto per un paio d’ore anche perchè allo stesso tempo dovevo tenere sotto controllo il timone e gli strumenti ma, soprattutto, perchè i movimenti della barca in quel mare arrabbiato non ci permettevano di spostarci nell’interno senza sbattere continuamente e dolorosamente contro ogni spigolo.

Appena messo a posto il grosso delle cose cadute o bagnate, per evitare di farci ancora più male ci siamo rimessi al sicuro, incastrati nel nostro rifugio fra il tavolo e la parete.
Non possiamo dire di non aver avuto paura ma nell’insieme non abbiamo mai perso il controllo della situazione. Sinceramente, non saprei dire se in tutto questo ci siamo comportati con razionalità o se è stata l’incoscenza della disperazione dettata dal momento e dalle condizioni a determinare il nostro comportamento. Fatto sta che siamo riusciti a non farci prendere dal panico né dalla disperazione. Un altro fattore importante da notare è che io non sono stato preso da attacchi di mal di mare. Una cosa che non so spiegarmi.

Le onde del mare sono oggetto di numerosi studi da parte degli scienziati di tutto il mondo. Hanno una forza ed un comportamento che affascina e spaventa al tempo stesso. Rimpiango spesso di non aver fatto maggiori ricerche su questa materia tanto interessante e di dover accettare che le mie osservazioni dal vivo, così come tutte le conclusioni che ne traggo, si devono sempre limitare alla scarsità delle mie conoscenze in materia. Sta di fatto che non mi sarei mai immaginato che un giorno mi sarei dovuto trovare ad affrontare un mare con delle onde di oltre 6 metri di altezza. E pensare che di solito riesco a farmi venire il mal di mare anche quando questo è soltanto leggermente ondulato con onde di pochi centimetri
Purtroppo il variare della forza propria del vento non è direttamente proporzionale al variare della sua velocità ma ha una progressione esponenziale alla quarta potenza. Un vento di 40 nodi, quindi, non è il doppio esatto di un vento di 20, come verrebbe di pensare, ma è ben 17 volte più potente!
Negli uragani sono state registrate velocità superiori a 100 nodi e non c’è da meravigliarsi della loro forza distruttrice.

La cresta dell’onda che ci ha rovesciati poteva avere un’altezza di 12 metri e, con molta probabilità, anche di 15 o 16. Nel rovesciarsi, ha portato con se una massa tale di acqua nella quale le nostre 22 tonnellate ed i nostri 4,20 metri di larghezza sono una vera nullità anche se lo scafo si trovava piegato a 130-140 gradi rispetto all’onda stessa. La nostra barca ha una lunghezza totale fuori tutto di quasi 16 metri compreso il bompresso ed i davits ma lo scafo è di 13 metri esatti e la LWL, la lunghezza al livello dell’acqua, è di 12 metri. Un’onda di 12 metri di altezza che si rovescia su sè stessa potrebbe portarsi con se uno scafo come il nostro anche se questo si trovasse in condizioni ottimali, cioè perpendicolare all’onda stessa.
Nel momento del rovesciamento il TERRA MARIQUE avanzava con un angolo di 130-140 gradi rispetto al vento e quindi a 40-50 gradi rispetto all’onda e, così di traverso, cioè in diagonale, offriva a questa una superficie reale di non più di 8-9 metri.

Quanto sopra avvalora l’ipotesi che l’onda che ci ha rovesciati doveva avere un’altezza minima di 10-12 metri ma, probabilmente, molto di più.

 

 

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